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Svolgo attività clinica libero professionale presso il mio studio di Caserta, occupandomi prevalentemente di terapia individuale dell’adulto, adolescenti e di terapia di coppia. Nello specifico mi occupo di:
Lo psicologo ha specifiche conoscenze sul funzionamento umano, e mette a disposizione la sua professionalità per aiutare chi ha problematiche che provocano sofferenza, chi sente il bisogno di migliorare la propria capacità di comprendere se stesso e gli altri, e affrontare le sfide della vita con consapevolezza ed efficacia. Quando il supporto di uno psicologo non è sufficiente, per trattare delle problematiche più specifiche e profonde, può essere necessario l’intervento di uno psicoterapeuta, e intraprendere una psicoterapia.
No, lo psicoterapeuta è uno psicologo (o medico) che ha completato una specifica formazione, della durata minima di quattro anni, presso una delle Scuole di Specializzazione in Psicoterapia, riconosciute dal M.I.U.R. Gli psicologi che hanno terminato la formazione come psicoterapeuti, verranno annotati sull'Albo dell'esercizio dell'attività psicoterapeutica dell’Ordine degli Psicologi. Come cita l’art. 5 del Codice Deontologico, lo Psicologo/Psicoterapeuta dovrà usare solo gli strumenti teorico-pratici per i quali ha acquisito un’ adeguata competenza, e su cui continua a formarsi ed aggiornarsi.
Lo Psicologo/Psicoterapeuta e i suoi pazienti non sono amici. Rivolgersi ad un professionista non è come fare una chiacchierata, o “sfogarsi” con un amico. Tra lo Psicologo/Psicoterapeuta e il paziente si crea una specifica e fondamentale relazione, di tipo terapeutico appunto, che per quanto possa essere solida e empatica, è diversa da qualsiasi relazione amicale o intima. E’ necessario definire la giusta distanza emotiva, che consenta allo Psicologo/Psicoterapeuta di rimanere obiettivo, senza tutelare interessi sentimentali propri o di altri. E’ necessario inoltre che lo Psicologo/Psicoterapeuta e i suoi pazienti, non siano coinvolti in rapporti affettivo-sentimentali, evitando così la confusione dei ruoli o di nuocere al rapporto professionale. Come cita l’art. 28 del Codice Deontologico, lo psicologo ha il dovere di evitare commistioni tra ruolo professionale e vita privata.
Lo psicologo non può prescrivere farmaci. Solo un medico può farlo. Nello specifico lo psichiatra, che ha conseguito la Laurea in Medicina e Chirurgia e si è specializzato successivamente in Psichiatria. Lo psichiatra può essere anche uno psicoterapeuta. Lo psicologo/psicoterapeuta può richiedere delle consulenze specialistiche. Nel caso fosse necessario integrare la terapia con un trattamento farmacologico, il terapeuta in accordo con il paziente potrà inviarlo allo psichiatra per una consulenza specialistica.
Il disturbo di personalità è caratterizzato da un insieme stabile, abituale, rigido e pervasivo di modi di percepire se stessi, gli altri e le esperienze, che si manifestano almeno a partire dall’adolescenza o nella prima età adulta. La persona con un disturbo di personalità, ha profonde difficoltà nella gestione delle emozioni, nel controllo degli impulsi e nelle relazioni interpersonali, che causano profonda sofferenza. Tali difficoltà compromettono fortemente il funzionamento sociale, familiare e lavorativo della persona.
Per conoscere e comprendere come funziona il paziente, e per ottenere informazioni sulla natura e le cause del suo problema, lo Psicologo/Psicoterapeuta usa alcuni strumenti. Il colloquio psicologico è sicuramente lo strumento più importante e utile, ma può anche utilizzare dei questionari, scale e test per integrare e completare le informazioni raccolte durante i colloqui. In questo modo può meglio valutare la presenza e l’intensità di alcuni sintomi (ansia, depressione, disregolazione emotiva, etc..), ma anche specifiche caratteristiche di personalità. In ambito clinico, la diagnosi del paziente non è un’etichetta, ma un quadro del suo specifico funzionamento, a partire dal quale, si può strutturare uno specifico piano di intervento, per aiutare il paziente a ridurre la sofferenza e soddisfare i propri bisogni.
Anche se la terapia cognitiva si configura come un intervento breve, non è possibile stabilire immediatamente quanto tempo durerà. La durata può infatti dipendere da alcuni fattori, come il tipo di problema presentato dal paziente, gli obiettivi terapeutici, e soprattutto dal suo impegno durante il percorso di psicoterapia. In una prima fase può essere fondamentale programmare sedute settimanali. Successivamente è possibile anche programmare sedute bisettimanali o mensili, in base ai risultati raggiunti e alle esigenze del paziente.
Piuttosto che chiedersi se uno psicoterapeuta può riconoscere quando il paziente mente, è importante chiedersi perché il paziente potrebbe mentire al terapeuta. Lo studio dello psicoterapeuta non è un’aula di tribunale, in cui un giudice ascolta una deposizione e cerca di accertare i fatti. Tuttavia è molto frequente che i pazienti abbiano difficoltà a raccontarsi completamente e in modo autentico, o si possano sentire giudicati o imbarazzati. Alcune esperienze di vita, inoltre, possono essere accompagnate da emozioni molto intense, su cui il paziente può non essere pronto a lavorare, o prova forte disagio ogni volta che ci si avvicina. E’ normale! Il terapeuta attento, coglie le omissioni e i tentativi spesso automatici di spostare l’attenzione su altri argomenti, o la tendenza del paziente a costruire teorie generali sui suoi problemi. Lo psicoterapeuta è interessato a comprendere il funzionamento del suo paziente e ad essergli d’aiuto, non a giudicarlo!
Un attacco di panico può essere considerato, un improvviso e molto intenso stato di paura e significativo disagio, che raggiunge il suo picco in pochi minuti, accompagnato da palpitazioni, sudorazione, tremori, dolore intenso al petto, sensazione di svenimento e di “testa vuota” e da un’intensa paura di impazzire o morire. Gli attacchi di panico si verificano a causa dell’errata interpretazione da parte dell’individuo di alcune sensazioni corporee, associate all’ansia, come segnali di un’imminente catastrofe.
(J. Bowlby)
L’asse portante del mio lavoro è la costruzione di una solida relazione terapeutica, in un clima di condivisione e fiducia.